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Didier Grandgeorge espone con estremo garbo e umiltà le sue riflessioni sulla medicina, sulla nostra società e sul compito che i medici sono chiamati a svolgere per lenire le sofferenze provocate da aggressori non sempre facilmente identificabili - come potrebbero esserlo i virus e i batteri - ma molto più subdoli e nascosti, come l'inquinamento ambientale e i complessi grovigli psicologici che spesso fanno sentire la loro nefasta influenza anche dopo anni. Il titolo è ricavato da un passo dell'"Organon" di Hahnemann: "solo l'uomo senza pregiudizi, armato d'uno zelo intrepido, può seguire questa vocazione, la più sacra fra tutte per esercitare la vera Arte di guarire. Il maestro di una tale arte, aiutando le creature a conservare la salute e la vita, rasenta quasi la divinità, avvicinandosi così al creatore supremo, la cui benedizione, compiuto il proprio dovere, rende il suo cuore tre volte felice". Fedele all'insegnamento di Hahnemann, Grandgeorge si applica con il più grande scrupolo allo studio della materia medica, insieme alla psicoanalisi, disciplina ancora non nota ai tempi di Hahnemann. Ciò gli consente di ottenere guarigioni, per esempio la gravissima malattia denominata porpora trombocitopenica idiopatica, o il cancro al polmone (in felice collaborazione con la medicina ufficiale), o l'anziano medico che ritrova una reale seconda giovinezza tanto da poter apprendere nuove lingue straniere e viaggiare per il mondo.